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lunedì 12 gennaio 2009

Evoluzione della disciplina della privacy

A 10 anni dall'emanazione della normativa italiana, Giuseppe Franco Ferrari, professore ordinario di diritto pubblico comparato e coordinatore degli insegnamenti pubblicistici presso l'Università Bocconi di Milano, ha riunito in un interessante volume dal titolo "La legge sulla privacy 10 anni dopo" una serie di atti/contributi volti ad analizzare ogni aspetto di questo settore. Il saggio introduttivo è a firma del curatore, ed illustra l'evoluzione del concetto di privacy e il suo passaggio dalla dimensione "statica" del segreto a quella "dinamica" del controllo. Nelle prime righe si ricordano il celebre articolo di Warren e Brandeis del 1890 ("The Right to Privacy"), si accenna alla legislazione tedesca del 1977, a quella francese del 1978 (su "informatica e libertà) e all'azione normativa avvenuta nei principali Paesi d'Europa.
Sul tema di privacy e comunicazioni elettroniche, l'analisi muove dal panorama normativo europeo (soprattutto direttiva 95/46/CE, direttiva 97/66/CE, direttiva 2002/58/CE e direttiva 2006/24/CE) per poi occuparsi del Titolo X del codice privacy e dell'art.96 del Codice delle Comunicazioni.
In questa presentazione, Ferrari anticipa tutti gli argomenti che saranno poi trattati più diffusamente dai singoli studiosi nel corso del volume, e che consisteranno, in particolare, nell'analisi del panorama normativo europeo, soprattutto da un punto di vista pubblicistico, della protezione della vita privata, dell'avvento delle nuove tecnologie e di Internet, della privacy e la genetica, della protezione dei dati nella pubblica amministrazione e nei rapporti di lavoro, della sicurezza e dei rapporti con la privacy nell'era del terrorismo globale e di altri profili più specifici, ma non di minore importanza.
Il volume si conclude con un breve contributo di Francesco Pizzetti, Presidente dell'Autorità Garante per la protezione dei dati personali, che illustra le azioni condotte in questi anni.
da: Recensione di G.F. Ferrari (a cura di, 2008)

La privacy nella società dell'informazione

Lo sviluppo di infrastrutture telematiche globali, reso possibile dalla liberalizzazione delle telecomunicazioni, dal progressivo successo di Internet e dalla tecnologia digitale ha portato a un progressivo e incessante aumento dei flussi informativi in circolazione.
Tutto ciò ha senza dubbio contribuito ad aprire nuovi orizzonti culturali, sociali ed economici, ma nello stesso tempo ha fatto diventare sempre più urgente l'adozione di adeguate soluzioni, capaci di proteggere l'individuo da operazioni di rielaborazione e aggregazione di dati che lo riguardano e in grado di ricostruire molti aspetti della sua vita.
Nella società dell'informazione, si presenta quindi, risultandone ampliato, il conflitto sempre esistito tra libero flusso delle informazioni e riservatezza della vita privata.
La ricerca di un adeguato equilibrio tra questi due valori rappresenta la chiave di volta per assicurare, anche nell'era digitale, i diritti fondamentali di libertà e democrazia.
La nozione di privacy vede la sua prima apparizione nel lontano 1890 per opera di due giovani avvocati Warren e Brandeis. A loro si deve la definizione di privacy come "diritto a essere lasciato solo" cioè come diritto a non subire nella propria sfera privata interferenze che provengono dall'esterno.
Questo diritto ha però acquistato, nel corso degli oltre cento anni trascorsi da allora, significati diversi con il mutare delle condizioni di vita socio-economiche e con l'avvento del progresso tecnologico.
La nascita dell'informatica e della telematica mettono, infatti, in crisi l'originaria definizione di privacy. Cresce la possibilità di reperire, accumulare, trattare senza limitazioni di tempo e di spazio un enorme numero di informazioni che vengono sistematicamente organizzate, combinate e incrociate in modo da potere ricostruire gusti, preferenze, abitudini e comportamenti degli individui.
Queste informazioni strutturate e ordinate acquistano valore economico e diventano una mercie preziosa in quanto indicative di comportamenti di consumo dei consumatori, degli elettori o degli utenti di mezzi di informazione.
Si rende quindi sempre più evidente la necessità di poter contare su nuove forme di tutela capaci di difendere la persona non solo dalle invasioni della sua sfera privata, quanto piuttosto da un uso indiscriminato e illimitato dei dati che lo riguardano.
Si delinea così, agli inizi degli anni Ottanta, una nuova concezione di privacy come diritto di ogni persona ad avere il dominio esclusivo sulle informazioni che la riguardano, anche quando queste vengono condivise da altre persone e/o raccolte in banche dati.
Questa definizione di privacy trova riconoscimento sia in testi di rilievo internazionale, quali le Linee guida dell'OCSE del 1980 e la Convenzione del Consiglio d'Europa del 1981, sia in testi di rilievo costituzionale, quali la sentenza della Corte Costituzionale tedesca che nel 1983 ridefinisce la protezione della personalità nei confronti dell'elaborazione di informazioni personali.
Sulla spinta di questi atti si sviluppano nel corso degli anni Novanta le moderne legislazioni a tutela del trattamento automatizzato dei dati personali: la direttiva europea n.95/46 attuata in Italia con la legge n.675 del 31.12.1996, ne è la principale espressione.
Questi strumenti normativi condividono il principio fondamentale che i dati possono essere elaborati solo con il consenso dell'interessato, o quando la legge lo consente. Agli interessati è riconosciuto il diritto di essere informati circa l'elaborazione dei dati che li riguardano, il diritto di accesso per controllare l'ambito e l'accuratezza dell'informazione elaborata, il diritto di opporsi all'elaborazione stessa, e, infine il diritto di ottenere il risarcimento dei danni subiti in sede giudiziaria o amministrativa in caso di lesione dei predetti diritti.
In definitiva, la privacy non viene più percepita solo come una difesa passiva da parte dell'interessato dalle ingerenze altrui, ma si trasforma in un potere di controllo e di conoscenza sulla circolazione delle informazioni. A questa evoluzione si accompagna un ulteriore sviluppo nel concetto stesso di privacy: si passa al riconoscimento di un "diritto a chiedere di se stesso" attraverso la possibilità di avere accesso alle informazioni; e a un "diritto dell'individuo di scegliere quel che è disposto a rivelare agli altri" e di "controllare l'uso che altri facciano delle informazioni che lo riguardano" attraverso l'utilizzazione dello strumento del consenso.
Anzi si può dire che attualmente il consenso dell'interessato sia il vero punto nodale di tutto il sistema di tutela della privacy.
Peraltro, l'originaria nozione della privacy come "diritto a essere lasciato solo" continua a cogliere una dimensione importante e irrinunciabile di questo istituto.
Emblematica è la vicenda del presidente francese Mitterand. Nel gennaio del 1996, qualche giorno dopo la sua morte, il suo medico personale ha pubblicato un libro sulla sua malattia.
La famiglia di Mitterand ha ottenuto dall'autorità giudiziaria un ordine di ritiro dal commercio di tutte le copie del libro per violazione della vita privata e del segreto professionale. Ma ciò che pochi anni fa sarebbe stato sufficiente, si è rivelato inutile nella società dell'informazione. Infatti, il gestore di un cybercafè a Besancon aveva fatto in tempo a inserire sul suo sito Web il testo del libro. Anche l'ordine di chiusura del sito è stato inefficace: il libro nel frattempo era stato riprodotto e copiato su altri siti sottratti alla giurisdizione francese. La famiglia di Mitterand non è quindi riuscita a salvaguardare la privacy del defunto e l'invasione della sua vita privata.
Testo di Orsola Torrani, 1999